Tanti, tantissimi anni fa non lontano dall’eremo di Pleiney viveva, in una piccola baita, una vecchietta molto vecchia, ma così vecchia che nessuno si ricordava con precisione tutti i suoi anni.

La vegia
“La vegia”, così era chiamata, viveva tutta sola con un vecchissimo gatto bianco, candido come la neve e con gli occhi verdi come il prato, i due si facevano compagnia l’un l’altro.
La vegia gli raccontava delle storielle e il micione ascoltava e annuiva attento. Trascorrevano la giornata tra gli animali del bosco e le serate davanti al fuoco.
Gli altri abitanti del villaggio non amavano la vecchietta, ne avevano paura, sempre vestita di nero, scarmigliata e un po’ burbera non aveva amici.
Un giorno però, per vincere una stupida scommessa e dar prova di coraggio, alcuni ragazzini si spisero fino alla sua baita e riuscirono a prendere il bellissimo gatto, approffittando del fatto che la vecchietta si era allontanata per andare a prendere un po’ di legna. Con del carbone trovato nel camino, fecero diventare nera la bianca pelliccia dell’animale, neppure un pelo era rimasto bianco, e poi scapparono lasciando la bovera bestiola impaurita e … tutta nera.
Quando La Vegia tornò a casa e vide il gatto si spaventò così tanto da far cadere tutta la legna e da non riuscire a parlare per il resto del giorno.
Pian piano si tranquillizzò, ma giurò di vendicarsi di quei terribili ragazzini. Prese il gatto in braccio e iniziò a pulirlo, ma al gatto, già in preda al panico per lo scherzo subito e ancora più terrorizzato dal comportamento della vecchia, capitò una cosa stranissima … il suo pelo non cambiò più colore. Nonostante tutti gli sforzi il candido mantello rimase nero come la pece, per sempre.
La vegia sempre più arrabbiata penso e ripensò come punire chi tanto dolore le aveva procurato. Una sera le venne l’idea giusta, era il 5 gennaio, decise che quella notte stessa sarebbe andata in tutte le case del villaggio in cui abitavano dei bambini e li avrebbe dapprima, ripagati della stessa moneta, sporcandoli di carbone dalla testa ai piedi durante il sonno e poi, spaventati entrando nei loro sogni. E così avvenne, tutti i bambini quella notte e per tutti gli anni a seguire, ebbero degli incubi spaventosi popolati di gatti neri, camini neri, mani nere e soprattutte streghe tutte nere.
Il mattino del 6 gennaio tutti i ragazzini si svegliarono sporchi di carbone e terrorizzati dagli incubi della notte appena trascorsa, e se questo non fosse già stato di per se’ abbastanza, furono anche sgridati e messi in castigo dai loro genitori per essersi ridotti in tali condizioni.
Per tantissimi anni La vegia, la notte del 5 gennaio, continuò a visitare silenziosamente le case del villaggio e a terrorizzare i bambini.
Le cose sarebbero andate avanti così per sempre, se un giorno non fosse capitata per caso vicino alla baita della vecchieta, una signora che si era persa.
La signora non era del posto e facendo una passeggiata aveva perso il sentiero e non riusciva più a ritrovare la via per il ritorno.
La signora si presentò, disse di chiamarsi Biffanìa, ma che poteva chiamarla Befana come facevano tutti. Era molto simpatica, con le guanciotte rosse e una gonnellona immensa, offri alla vecchietta dolcetti, mandarini e anche frutta secca. All’inizio La vegia fu piuttosto scontrosa e burbera, ma poi fu contenta di avere qualcuno con cui parlare e bere un te.
Chiaccherando le raccontò anche di quei terribili ragazzini e di come il suo bel gatto bianco fosse diventato per sempre nero, nero come una notte senza luna e senza stelle. Biffanìa comprese la tristezza e il rancore della vecchia, ma anche il terrore dei bambini e decise che doveva fare qualcosa per risolvere la situazione.
Convinse la vecchia che era giusto punire chi si era comportato male, ma non lo era punire chi invece era stato bravo. Anzi, Befana disse, “perchè non facciamo che tu continui a castigare i bambini che durante l’anno non si sono comportati bene, mentre io potrei premiare quelli che sono stati bravi. Cosa ne dici?”. La vegia non fu subito molto convinta, ma ripensandoci disse che poteva essere la giusta soluzione, del resto i ragazzini che le avevano procurato tanto dolore, ormai avevano scontato la pena.
Così ogni anno durante la notte del 5 gennaio vicino al borgo di Pleiney, due vecchie signore: le Befane, si aggirano per le case portando, a seconda dei casi, carbone o dolcezze. Noi le amiamo entrambe e le invitiamo sempre a scaldarsi davanti al nostro camino e a bere insieme una tazza di te o di cioccolata calda.

I biscotti della Befana
Cari bambini questa è la favola delle due befane, ricordate che loro vi aspettano per un dolcetto il giorno dell’Epifania.
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